Veronica Moronese è nata a Caserta nel 1991 ma da sempre ha vissuto a Verona, dove ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza nel 2015. L’elaborazione della tesi è stato il suo primo passo nel settore del diritto dello spazio, sebbene non ci fosse alcun corso dedicato a questa materia nell’ateneo.
“Desideravo trovare il modo di coniugare la mia passione per lo spazio con la formazione di giurista internazionalista ricevuta all’università. Ho quindi elaborato una ricerca sulla competenza dell’Unione Europea in materia aerospaziale, sottolineando quella che da lì in avanti sarebbe stata l’idea che fa da fil rouge di tutta la mia attività di ricerca” – mi ha raccontato Veronica.
“Nella mia visione del diritto dello spazio, questa particolare branca della legge internazionale si comporta al pari di un’applicazione tecnologica sviluppata per le missioni nello spazio: viene creata per essere utilizzata fuori dall’atmosfera terrestre, ma esplica i suoi effetti tornando sulla Terra in termini di benefici per la vita quotidiana sul nostro Pianeta in termini di migliorate relazioni internazionali e aumentate potenzialità di sviluppo economico” – mi racconta Veronica.
“La necessità di creare un corpus normativo per tutte le attività economiche che ai tempi dei Trattati tutt’ora in vigore non erano nemmeno immaginabili comporta la necessità di impegnare la comunità internazionale in uno sforzo attivo di condivisione e discussione in termini di diritti, doveri e principi che una volta creati per lo spazio comportano di rimando un miglioramento delle relazioni internazionali e la promozione degli stessi diritti umani”.
Dopo la laurea Veronica ha continuato autonomamente la sua attività di ricerca, entrando successivamente in contatto con il Center for Near Space dell’Italian Institute for the Future di cui è attualmente membro del comitato scientifico e con cui ha condotto varie attività di ricerca, sfociate in diverse pubblicazioni e presentazioni al pubblico.
Dal 2019 fa parte dello Space Law and Policy Project Group dello Space Generation Advisory Council e nel 2020, grazie alla sua attività di ricercatrice indipendente, è stata selezionata come mentore e role model nel progetto Space4Women dell’UNOOSA. Fa parte del progetto Inspiring Girls patrocinato dal Ministero dell’Istruzione ed è stata TEDX SPEAKER nel 2019 in occasione del TEDXMarcianise, dove ha presentato l’idea del diritto come applicazione spaziale.
Proprio questa esperienza le ha dato modo di suscitare l’interesse di molte persone che non avevano idea dell’esistenza del diritto dello spazio, offrendole uno spunto per collaborare con i divulgatori italiani allo scopo di farne conoscere l’importanza soprattutto ai giovani che in futuro potranno diventare i giuristi dello spazio. Conosciamo meglio Veronica Moronese!
“Ho trovato grande ispirazione dalla figura di Anna Fisher, l’astronauta che nel 1983, all’ottavo mese di gravidanza, fu scelta per una missione Shuttle dalla NASA. Ovviamente il lancio avvenne molto dopo il parto, e Anna divenne così la prima mamma ad essere andata nello spazio. La sua missione scatenò una serie di polemiche legate alla scelta di perseguire
la carriera da astronauta nonostante la maternità: in tanti ritenevano che il suo posto fosse a casa ad accudire i figli, e non tra le stelle. Lei tuttavia ha dato prova del fatto che si possa essere contemporaneamente ottime professioniste e splendide madri, e che ogni donna è libera di plasmare il proprio percorso seguendo i propri desideri senza dover rinunciare a
nulla e senza dover sottostare a modelli stereotipati e disparità di genere”.
“Se parliamo di diritto internazionale, il corpus normativo relativo allo spazio è formato principalmente da cinque Trattati tra cui il più importante è il Trattato sull’uso pacifico dello spazio extra atmosferico. Secondo le norme internazionali, lo spazio può essere usato esclusivamente per scopi pacifici e non vi si può fare uso o installazione di armi. Lo spazio è inoltre definito come res communes omnium, ovvero di tutti: un nodo chiave del diritto internazionale dello spazio è contenuto nell’Articolo 2 del Trattato, secondo il quale è proibita ogni rivendicazione di sovranità nello spazio. Ciò significa che nessuna nazione potrà fare della Luna una propria colonia ma anche che in generale non è contemplabile il diritto di proprietà nello spazio, cosa che in linea teorica limita di molto la possibilità di compiere attività economiche fuori dall’atmosfera terrestre (come ad esempio le attività estrattive su corpi celesti o il turismo spaziale)”.
“Il ruolo dell’UNOOSA, l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra atmosferico, è quello di ufficio internazionale preposto alla promozione dell’utilizzo pacifico dello spazio. Svolge attività tra loro molto eterogenee: tra i suoi compiti ‘storici’ c’è ad esempio quello di tenere il registro degli oggetti lanciati nello spazio, strumento fondamentale per tutto quanto riguarda le responsabilità in caso di impatti o danneggiamenti.
Tra le iniziative che intraprende per assolvere al suo compito di promozione, il progetto Space4Women ha lo scopo di favorire le pari opportunità nel settore dello spazio incentivando le donne ad intraprendere percorsi di carriera in un settore erroneamente percepito ancora oggi come prettamente maschile“.
“Tecnicamente no, almeno stando alla lettera dei Trattati. Praticamente, però, il discorso è di molto complicato dal fatto che davanti a strumenti normativi ormai datati varie amministrazioni nazionali stanno dettando legge unilateralmente, a volte arrivando a pretendere di sostituirsi alle Nazioni Unite come legislatore internazionale: è quanto sta accadendo per mezzo degli Accordi Artemis, attraverso i quali gli Stati Uniti mirano platealmente e dichiaratamente a superare il dettato normativo del Trattato sulla Luna (a norma del quale la Luna e gli altri corpi celesti sono patrimonio comune dell’umanità) e consolidare come consuetudine internazionale la propria interpretazione della legge internazionale, così da favorire le attività dei privati e la loro possibilità di ottenere un ritorno economico dalle attività nello spazio. Se i siti spaziali diventeranno o meno proprietà privata, dipenderà dal grado di adesione ad accordi simili e da quanto le Nazioni Unite sapranno restare al passo con gli Stati già pronti a trarre il massimo profitto dalle future attività nello spazio”.
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